Il cuore di Matthew pompava a mille, non credeva potesse battere in questo modo. La sua mano cercava nervosa qualcosa da stringere. Lei sorrideva tranquilla e sicura e questo lo spaventava ancora di più. Era lei a guidare, lui non ci sarebbe riuscito.

Solo un’ora prima era seduto al bancone del bar, tranquillo senza particolari pensieri per la testa sorseggiando il suo Jack Daniels liscio. D'un tratto una ragazza tra le altre aveva attirato la sua attenzione, non era certamente la più bella e nemmeno la più appariscente ma il suo ballare la rendeva unica, una danza tribale quasi primitiva, così in contrasto ma nello stesso così armonizzata con la musica che riempiva la sala. I lunghi capelli le formavano una sinuosa cornice intorno al viso, le braccia e il corpo si muovevano in una sensuale sinfonia, mentre gli svolazzi della gonna creavano ipnotici arabeschi, chiunque le si avvicinasse veniva coinvolto nella sua danza, come discepoli attorno alla maestra in un sabba.
Matthew si ritrovò a fissarla era la prima volta che la vedeva, riuscì a fatica a distogliere lo sguardo, non era la sera giusta per certi pensieri, aveva deciso all'ultimo di uscire e ancora si chiedeva come i suoi amici l'avessero convinto a raggiungerli nel solito locale. Il suo bicchiere era vuoto, aveva bevuto quasi senza accorgersene mentre guardava la ragazza, girandosi dopo averlo appoggiato sul bancone, si accorse che lei stava venendo verso di lui "Vorrà qualcosa da bere" pensò non curandosene più di tanto.
Invece se la ritrovò davanti, sorridente, ora che era vicina la potè osservare meglio, una bellezza particolare, i loro occhi si incrociarono, lui si perse in un cielo azzurro senza nubi, una sensazione di calma e serenità lo avvolse.
-Scusa posso chiederti se... - quasi a voler anticipare la richiesta lui era già pronto a estrarre il suo pacchetto di sigarette - vuoi fare l'amore con me?-
Sorpreso dalla domanda la guardò, per un momento gli occhi della ragazza gli sembrarono neri, scuri come una notte senza astri ma fu solo per un attimo prima di tornare di un cielo splendente rischiarato da un sorriso di gioia, rimasero in silenzio per un attimo che sembrò eterno.
-... si...- titubante non riuscì a dire altro.
Sentì la mano di lei stringersi in una dolce presa attorno alla sua
-Bene, andiamo? non vorrai stare qua al bancone!-
La ragazza gli sorrideva, un sorriso ingenuo quasi innocente. Matthew la seguì accompagnandola alla propria auto. Camminando lei lo abbracciò stringendosi a lui come se si amassero da sempre e non come se i loro sguardi si fossero appena incrociati per la prima volta. Lo fece sedere sul sedile davanti, scivolando sopra di lui a carezzarlo dolcemente per metterlo a suo agio. Nel parcheggio del locale ancora c'era gente che passava, alcuni rallentavano nel guardarli, lei sbuffò spostandosi si sistemò al posto di guida
-Qua c'è troppa gente. Dammi le chiavi che conosco un bel posto-
Matthew non riusciva a resisterle, senza fiatare le diede le chiavi, il cielo negli occhi della ragazza lo tranquillizzava. Sorridendo lei si avvicinò sfiorandogli per la prima volte le labbra in un leggero bacio
-Grazie- sussurrando.

Pazza. era completamente pazza.
Matthew non riusciva a pensare ad altro
Velocemente si allontanarono dal parcheggio. Lei guidava come una forsennata, accelerando e frenando di colpo, quasi senza motivo, ignorando le più semplici regole di sicurezza, le luci sui bordi della strada sembravano confini sfuocati tra loro e la notte, stavano uscendo dalla città. La strada iniziò a salire e a perdersi in un bosco diventando sempre più tortuosa, lei non rallentò, anzi agli occhi del ragazzo sembrò accelerare ancor di più, sembrava conoscere quella strada come se la facesse tutti i giorni a quella folle velocità. Ad ogni curva Matthew era sicuro che sarebbero usciti andando a schiantarsi contro qualche albero, ma miracolosamente l'auto riusciva a tenere sempre la strada. Nervoso come non mai stringeva la maniglia della portiera tanto da sentir male alla mano. Non capiva come avesse potuto lasciarla fare, incapace di provare a reagire.

Finalmente si fermarono in una piazzola a bordo strada, gli alberi intorno a loro fomavano spesse mura di un tempio, illuminato solo dalla luna.
Lo guardò. Sorrise.
Si spostò sedendosi a cavalcioni sulle gambe di lui.
La lasciò fare, anche se avesse voluto non avrebbe potuto opporre resistenza, si sentiva paralizzato. La ragazza suadente iniziò a spogliarlo, aprendogli la camicia, lei si chinò su di lui, la sua bocca sul petto a baciarlo e morderlo, morsi selvaggi e affamati. Alzò decisa lo sguardo verso di lui, i suoi occhi non più azzurri erano nuovamente neri come la notte, carichi di un desiderio tale da spaventare il ragazzo.
Gli aprì i pantaloni, si sollevò la gonna denudandosi le splendide gambe, scivolò su di lui fino a sentirlo dentro, a formare un unico corpo per iniziare a muoversi e a sfamare il desiderio che la stava bruciando, selvaggia, irrequieta. Dove prima le labbra avevano lasciato il segno ora le unghie premevano quasi a farlo sanguinare, ma presto, troppo presto lei si fermò. Nei neri occhi della ragazza il desiderio si trasformò in delusione, una delusione che bruciava come rabbia in quell'oscurità fissa su di lui.
Matthew non vide altro che gli occhi della ragazza, un'oscurità che sembrava aver nascosto anche la luna nel cielo e il bosco attorno a loro. Era paralizzato dalla paura, sotto il giudizio impietoso della ragazza.

Lento come l'ansimare che diventa respiro, nelle iridi di lei il tranquillo azzurro sostituì il pauroso nero, tra le cime degli alberi in cielo tornò a far capolino la luna. Nel volto della ragazza la rabbia venne sostituita da un sorriso divertito, come di derisione. Matthew rimase lì sotto di lei senza muoversi, guardandola, mosse appena le labbra per parlare, quasi a volersi scusare, ma lei lo zittì sfiorandogli le labbra con un dito. Scivolò via da lui, uscendo dall'auto per incamminarsi verso il bosco. Come paralizzato provò a seguirla con lo sguardo, vide i vestiti di lei svanire, nuda si girò a salutarlo per sparire anche lei come un fantasma.

Non vedendola più, Matthew provò a rilassarsi sul sedile chiudendo gli occhi. Ora, rimasto solo, si sentiva in grado di pensare a quello che gli era appena successo ma soprattutto a cosa e a come fare per tornare indietro.
Riaperti gli occhi dopo poco. si guardò intorno, non era più nel bosco ma nel parcheggio da dove erano partiti, seduto al posto del guidatore con ancora i vestiti aperti e i segni dei morsi e delle unghie addosso.



Angelo Bencivelli, venuto al mondo il 4 giugno 1976, sta finalmente decidendo cosa fare da grande. QUESTO è il suo blog.

2 commenti:

Unknown ha detto...

l'argomento (se l'ho capito) è un po' simile a quello di melissa p. ma credo tu abbia centrato meglio il ritmo e la profondità

il.Benci ha detto...

grazie del commento e del parere...
ebbene sì l'hai capito, l'argomento è (anche) lo stesso