Io non amo guidare…solo con i propri pensieri in una scatola di metallo è una cosa che mi deprime al quanto.
Ora trovarmi costretto a guidare per vivere…buffo vero.
La macchina non è mia è…era di mio fratello. A lui si che piaceva guidare soprattutto gli piaceva correre…dice che scappava via, ma da cosa: dalla vita forse. Diceva che quando correva tutto intorno a lui si deformava si miscelava…sentiva di essere l’ultimo sopravissuto.
Mio fratello non capiva un cazzo se non di motori e come tutti i cazzoni se n’era andato poco prima che sarebbe giunto il suo momento di gloria.
Forse se avesse aspettato qualche giorno prima di morire sotto la melma rossa che infesta sto mondo che mi rifiuto di chiamare casa. Perché casa era la terra non qui in questo posto del cazzo con una melma rossa che vuole divorarti e piloti pazzi che vogliono sbatterti fuori strada. E qui ora tutto è una strada…si mio fratello è morto poco prima che tutto il pianeta fosse il suo paese dei balocchi. Un mondo che è una pista eterna dove tutti si ammazzano per un posto in paradiso.


Sferzo su una strada ormai andata. Ne vedo una. Non è piccola ma può rompermi i coglioni come mille. Una dodge non so che cosa rinforzata in avanti o almeno credo che lo sia la bastarda a giudicare dalla sbarra in metallo che ha davanti.

Cazzo cazzo cazzo. Ne avevano di cazzate da fare…ma che fare: è il progresso. Ma che trovassero modi per far durare di più un orgasmo più tosto che trovare modi sempre nuovi di ammazzarci tutti.

La figlia di puttana corre e come se corre. E nonostante ciò non è di quelle che vuole arrivare prima. No! E’ una di quelle che vuole mandarci via uno ad uno…e da quando 5 giorni fa è cominciata sta cosa be per dirla in modo breve mi sono rotto il cazzo.

OK gli e la passo non volevano ammazzarci tutti volevano solo arricchirsi…certo quando scavi una miniera di Ridon mica ti aspetti di trovare una cavolo di massa pulsante, plasmante antropogafa ed estremamente velenosa.

Farla passare non ha senso… potrei accelerare nel giro di un paio d’ore me la levo da dietro…ma trovare nuova benzina non è più sicuro. Le pompe sono vuote al punto che per dare fuoco ad una pompa di benzina non basta più una sigaretta ma ci vuole un lancia fiamme. Tecnologia del cazzo…ora viaggiamo nello spazio ma la mia macchina non vola e non va ad aria…vuole benzina e se riesco ha le ruote ben piantate a terra. No non ha senso allontanarla.
Rallento aspetto che si avvicini.

Anche tu fratellino lavoravi a quelle miniere. Il giorno alla miniera e la notte in auto. Spendevi tutto per lei. L’hai perfezionata sotto ogni aspetto è solida, veloce e sicura ed è il regalo migliore che potevi farmi.

Aspetto che si avvicini. Qui siamo su un ponte, giù solo melma rossa e per tetto solo un cielo di stelle, chi sa se tra quelle c’è il sole.

Non sei stato uno dei primi ad essere colpito dalla melma, ma già i suoi gas letali come veleni ti stavano uccidendo quando ancora nessuno sapeva di lei. Tu stavi male ma non rinunciavi mai a farti un girò anche se ti diventava sempre più pesante farlo. I futuristi ti avrebbero eletto a loro paladino.

Ormai siamo vicini può sentire il mio culo con il suo muso e allora decido di sbatterglielo un po’ in faccia giusto il tempo di farlo eccitare. Ed uno che ti sculetta su un ponte a 300 all’ora penso proprio che lo sia.

Poi un giorno sei arrivato e mi hai detto “voglio che la guidi tu…io non ci riesco più” ed io ho accettato fratello perché mi avevi promesso che ti saresti fatto curare se io ti facevo fare i giri..

Ed eccolo eccitato come un sodomita prova a prendermi da dietro con il solo risultato di prendesi uno schiaffone in faccia. Ed intanto tutto intorno a noi corre.

Non ero negato ma non ero neanche te e tu lo sapevi. Tu sapevi me…da quando mamma e papà erano morti eravamo soli e allora tu avevi imparato a conoscermi e sapevi tutto di me mentre io di te sapevo solo che ti piaceva correre.

Parti della strada vanno giù, la melma ne ha corroso i pilastri. Entrambi sappiamo che cadere giù vuol dire morte quindi non volermene ma io rallento un po’ mi porto affianco a te e spingo forte.

Hai cominciato ad insegnarmi i tuoi trucchi proprio quando la melma era venuta fuori. Gli allarmi erano gravi ma non esagerati…dicevano che i vetri protettivi delle nostre città avrebbero retto. Ed intanto fratellino qualcuno cominciava a capire cosa succedeva a te e a quelli malati come te.

Lo spingo forte quasi a buttarlo giù ma un guardrail gli fa una scintillosa magia e lo tiene dritto ed ancorato a me ed ora è la sua mossa.

I medici che avevano studiato la cosa ti diedero per spacciato te e tutti quelli come te e avevano ragione ma gli stessi medici avevano però informato la popolazione di non preoccuparsi perché il vetro garantiva sufficiente sicurezza. Quando le pareti della campana di vetro cominciarono a deteriorarsi capimmo che i medici si erano sbagliati.

Mi spinge fuori, e mi tiene fuori non insiste e non capisco perché…poi vedo meglio e capisco…la strada ha ceduto in un punto, il mio punto la mia traiettoria. Lui non mi darà mai lo spazio di rientrare ed io vado veloce verso la fossa.

Tu hai insistito e mi hai insegnato manovre e cose sulle macchine che neanche pensavo…intanto la gente voleva evacuare…ma questo era un pianeta duro da visitare se non in certe zone quelle in cui le astronavi potevano atterrare senza incontrare tempeste magnetiche…molti di quei punti erano le città ma ormai molte città non c’erano più: erano solo melma.

Poi vedo la casa, è ha ridosso della strada, sfrutto il dosso, piccolo salto, il legno è marcio e corrotto io mi spingo a destra e rompo. E sono dentro la casa.

Poco prima che te ne andassi, pensammo per tutti che era finita chi era fuggito prima che tutto impazzisse ora era salvo…ma per chi era rimasto non poteva che attendere…e non eravamo pochi. Ormai si era rassegnati ma poi le trasmissioni trasmisero quella notizia…

Corro veloce nel corridoio parallelo alla strada. Dalle finestre lo vedo correre ed io corro con lui…se la fortuna mi assiste non troverò nessun muro di cemento armato…se non lo fa, io e te diventeremo un tutt’uno. Carne e ferraglia.

Un punto senza tempeste era rimasto…un astronave era lì, dietro alle montagne da cui era venuta la melma, lontano dalle poche città rimaste…non era delle più grosse ma era lì avevano calcolato che sarebbe dovuto passare un mese prima che la melma li raggiungesse…e per un mese avrebbero aspettato i superstiti che sarebbero riusciti ad arrivare lì. Tu dicesti “ Bene, ci sarà da scannarsi, quell’astronave è piccola e noi siamo tanti”.

Ed ecco l’ultimo muro. Vedo, sfondo e volo. Lui non se l’aspetta mi vede volare accanto a lui come un proiettile. Gli cado quasi addosso, la botta è tale che lancio la dodge fuori della strada, giù verso la strada. Io controsterzo e mi fermo. Scendo e la vedo inghiottita dalla melma.

Per raggiungerla sapevamo tutti e due che avremmo dovuto attraversare intere città nella melma…ormai in molti erano partiti. Noi avevamo aspettato che tu ti sentissi meglio…ma non potevi sentirti ormai eri alla fine e lo sapevi.
Prima di morire mi dicesti “Arriva a quella cazzo di astronave, fai vedere che la macchina e noi siamo i migliori”.

Fidati fratellino ci sto provando. Ma ora è meglio che riparto perché il viaggio è ancora lungo.





Nato il 15-02-1983
Diploma di laurea al dams di Roma tre con una tesi sul rapporto tra serie tv e fumetti.
Prossimo alla laurea specialistica del dams con una tesi su i serial killer nel cinema americano.
Ha frequentato presso la scuola romana di fumetto il corso di sceneggiatura.

3 commenti:

Fabrizio ha detto...

Ah, bella Marco!
Complimenti!


Fab

Ele ha detto...

carino!
una domanda, per curiosità... la punteggiatura non l'hai usata quasi per niente, è una cosa voluta?

cmq, buona gara!! :D

MarcoS. ha detto...

Sì! Mi ero ripromesso di rendere un senso di velocità anche nel testo. Poi, per una sfida con me stesso, mi sono ripromesso di non rileggerlo. Infatti credo di averlo consegnato il giorno stesso in cui mi è arrivato l'invito.

Per Fabrizio: te stai ad usare un motore troppo forte. rRallenta un pò che se no poi non te se vede più.