« E’ tutto chiaro? »
« Chiarissimo. » rispose Kyle Lomax sostenendo per pochi secondi lo sguardo del suo interlocutore. Poi li abbassò verso la piccola scatola di metallo che gli era stata passata poco prima.
« Dove lo devi far arrivare? »
« Sulla Base Collins sulla Luna. Nell’hangar di carico tre, armadietto di Jonah Prosulic. »
« Bene. » L’uomo si avviò verso l’uscita del sobrio appartamento di Kyle Lomax. Arrivato alla porta si voltò e disse: « Non importa come ma deve arrivare lì entro tre giorni. »
Kyle lo guardò in volto ma non poté distinguerne i lineamenti a causa del pervertitore di percezione che sfocava ogni dettaglio fisionomico dell’uomo.
Kyle annuì più volte, quasi sembrasse tremare, poi l’uomo uscì.

Oliver Johns infilò il guanto portafortuna di suo zio Herbert. Un brivido risalì per la sua schiena.
Dopo 7 anni un Johns tornava alle corse.
« Tuo zio era fatto per le quattro ruote, aveva bisogno di terra sotto il suo motore… » disse un uomo dall’altra parte dello spogliatoio. Era un piccoletto dall’espressione sveglia e dagli occhi di ghiaccio.
Si alzò dalla panca su cui era seduto e se ne uscì dalla stanza, racchiuso in una tuta stagna. Prima di entrare nella porta, il piccoletto si congedò da Oliver Johns dicendo: « Vedi di mettercela tutta, non mi piace vincere troppo facilmente… »
« Sam, sarò io a vincere. » rispose Oliver ma ormai il piccoletto era ormai uscito.
Oliver prese la sua tuta stagna e il casco dal suo armadietto e poi lo richiuse.
Mentre stava indossando la tuta, facendo attenzione che non vi fossero lacerazioni o piccoli buchi, l’altoparlante diffuse nella stanza una voce femminile: « I Cinque piloti iscritti alla gara sono pregati di presentarsi entro dieci minuti all’hangar nove. I Cinque pilo…»
La voce continuò altre tre volte ad inviare l’avviso e quando aveva ormai completato l’ultima, Oliver era pronto ad uscire dallo spogliatoio dei piloti. Fuori lo attendeva uno dei giudici della gara che lo squadrò da capo a piedi per individuare eventuali irregolarità.
« Tutto ok, controllo superato. Procedo ad accompagnarlo all’hangar nove » disse il giudice parlando all’interfono sulla parete del corridoio.
Pochi minuti dopo arrivarono all’hangar, un vecchio deposito da sette anni riconvertito a rampa di lancio per la gara. Le cinque navette spaziali iscritte alla gara erano tutte collocate una accanto all’altra, proprio sopra una linea luminosa dal colore rosso. Gli altri piloti, insieme ai propri ingegneri, stavano mettendo a punto gli ultimi dettagli prima della gara. L’unico che si accorse di Oliver fu il piccoletto, Sam Fuller detto Scheggia. Il nome non se lo era meritato per la velocità con cui volava ma a causa dell’oggetto che fu trovato conficcato in occhio ad un suo sfidante. Non fu mai provata la sua colpevolezza ma le dicerie non hanno bisogno di alcuna certificazione. Sam stesso contribuì ad alimentarle, per dimostrare che a dispetto della corporatura non troppo sviluppata, sapeva farsi valere.
« Johns, non pensavo avessi tanto fegato di partecipare a questa gara… » urlò Sam facendo in modo che l’entrata di Oliver fosse notata da tutti gli altri gareggianti.
Tatiana Oleschuk alzò il viso e inquadrò la figura di Oliver Johns con i suoi occhi azzurro-verdi. Contrasse lievemente il viso, spostò poi una ciocca bionda da davanti al suo viso e infine tornò ad armeggiare nei comandi della sua navetta. Gli altri due piloti Park Hong-Seok e Giovanni Pastrone non si disturbarono neanche a distogliere gli occhi dalle rispettive navette.
« Non sarà il fegato a farmi vincere…vedrai! » rispose Oliver con tono di sfida.
Sam rise fragorosamente e tornò senza aggiungere altro alla sua navetta.
Oliver fece un lungo respiro e avanzò verso la sua navetta: la “Spina nel fianco”. Come tutte le navi ammesse in gara la Spina nel fianco era un residuato bellico della guerra Terra-Luna, appartenente alla flotta lunare. E come tutte e quattro le altre navi era stata trovata abbandonata nello spazio e riadattata per la gara. Ma al contrario delle altre aveva una singolarità: la parte destra della navetta era di un materiale differente dal colore grigiastro.
« Signor Johns, ho completato il ciclo diagnostico. Tutto in ordine. » notificò l’ingegnere che aiutava Oliver a mettere a punto la Spina nel fianco. Dev'essere uno nuovo pensò Oliver, non l'ho mai visto.
« Tutto il personale è pregato di uscire dall’hangar. Solo i piloti possono restare. » ordinò uno dei giudici attraverso l’interfono.
Gli ingegneri e tutte le altre persone rimaste si avviarono verso l’uscita dell’hangar lasciando i piloti soli con le rispettive navi.
Sam Fuller si infilò dentro la sua navetta, la Ghigno Nero, e urlò « Possiate vivere e morire da eroi, che da vincitore morirò io! »
Era una vecchia frase che Oliver aveva sentito dire nella sua famiglia, soprattutto dallo zio Herbert quando ancora gareggiava sulla terraferma.
Tutti i piloti presero posto nelle rispettive navette, sigillandosi dentro e mettendo il casco.
Oliver attivò i motori tenendosi pronto a partire.
L’hangar, dopo l’uscita del personale, venne depressurizzato e poi aperto.
Davanti ai cinque piloti ora si vedeva solo una sola cosa, la loro destinazione, la Luna.
« Signori e signore, siamo lieti di presentarvi la gara più emozionante di tutta la storia umana: la Death Race in Space Terra – Luna. I partecipanti partiranno dalla Stazione Gagarin-Shepard per arrivare alla faccia nascosta della luna nella ex base lunare Ziyuan. I piloti come da tradizione sono cinque, da sinistra: Oliver Johns, alla sua prima gara ufficiale, è il nipote di Herbert Johns pluricampione della Death Race su terra e deceduto nella prima Death Race in Space. Guida la Spina nel Fianco. Di seguito Sam Fuller, campione uscente della precedente edizione, guida la Ghigno Nero. Poi abbiamo Tatiana Oleschuk la prima donna nella corsa Terra-Luna, che pilota la Artiglio del Drago. Il quarto pilota è Giovanni Pastrone, noto come Moloch, guida la Tigre di Fuoco. Infine l’ultimo concorrente è Park Hong-Seok, detto Starfighter, esordiente della Death Race, è stato militare pluridecorato della guerra Terra-Luna. La navetta che guida si chiama Fiore della Morte e secondo quanto dice il Park stesso è proprio la navetta che lo servì in guerra. Bene Signori e Signore è ora cominciare la gara! Dunque ecco…diamo inizio alla terza Death Race Terra – Luna! »
La linea sotto alle navette in gara che prima era rossa ora si colorò di verde.
La gara era iniziata.
Quattro delle cinque navi sfrecciarono via dall’hangar in direzione della meta finale, la quinta vibrò un po’ ed esplose lacerando le pareti dell’ex deposito.

Alcuni ingegneri rimasti ad osservare la partenza videro la navetta di Giovanni Pastrone scoppiare in mille pezzi, deturpando l’intero hangar. Tra gli ingegneri vi fu uno che si allontanò velocemente dal luogo dell’esplosione ma venne individuato e bloccato da un poderoso uomo della sicurezza.
« Kyle Lomax, dove hai nascosto il modulo P-3? »
« Io non-non so di cosa stia parlando… » rispose Kyle facendo finta di non sapere nulla ma la guardia della sicurezza lo agguantò per il collo e lo appiattì contro il muro.
« Dov’è? »
« Nelle navette. » uscì dalla bocca di Kyle insieme ad un rantolo.
« Quale ? »
« Johns…Oliver Joh- »
La stretta dell’uomo si fece intollerabile per la sua gola, e pochi minuti dopo Kyle morì.

« Oliver Johns pilota della Spina nel Fianco è ora in quarta posizione…quarta ed ultima ci dicono dalla regia… »
Sam Fuller guidava la gara seguito da Tatiana Oleschuk e Park Hong-Seok.
« Il primo ostacolo da superare è il cimitero delle navi da guerra, la Nube di Metallo. Una porzione di spazio fitta di relitti che i nostri piloti dovranno superare rallentando il meno possibile! »
Sam Fuller sulla sua Ghigno Nero entrò per primo nella Nube di Metallo, schivando i pezzi più grossi ma venendo colpito da una miriade di minuscoli frammenti che danneggiarono l’impianto di raffreddamento del reattore della navetta.
« Cinquanta minuti al sovraccarico del nucleo e alla sua esplosione. » lesse Sam Fuller sul monitor laterale della sua navetta.
« Forse mi salvo... »
La Ghigno Nero schivò altri due relitti di vecchie navi e si incanalò all’interno di un motore del quale rimaneva solo lo scheletro esterno.
Park Hong-Seok e Tatiana Oleschuk erano fianco a fianco, a qualche chilometro dalla prima posizione, come due mosche si accavallavano l’uno accanto all’altro. La Artiglio del Drago passò avanti lasciando la Fiore della Morte a qualche metro di distanza. Proprio quello che Park Hong-Seok voleva. Nei suoi anni da pilota di guerra aveva sperimentato migliaia di tecniche per riuscire a portarsi dietro al suo nemico, ora ciò gli veniva servito su un piatto d’argento. Non aveva armi, ovviamente, ma conosceva comunque qualche trucco per distruggere le altre navette senza sparare un colpo, soprattutto all’interno della Nube di Metallo.
La Artiglio del Drago accelerò schizzando via tra due grossi rottami che per poco non le staccarono via tutta la calotta superiore della navetta. Dietro, la Fiore della Morte si avvicinava sempre di più al suo obiettivo.
Tatiana Oleschuk si infilò in un dedalo di cunicoli creati da un vecchia nave da trasporto truppe. Si riconosceva subito dall’ingente ammontare di cadaveri che vi orbitavano attorno. Ne tagliò in due qualcuno al suo passaggio e proseguì la sua corsa.
« E’ troppo vicino. » Tatiana Oleschuk sterzò bruscamente per scrollarsi di dosso il suo inseguitore, ma ottenne solo di avvicinarlo un altro po’.
« Eccoti qua…presa! » La Fiore della Morte colpì al fianco sinistro la Artiglio del Drago, che finì per andare incontro ad una fitta nube di viti e bulloni. La navetta di Tatiana Oleschuk, ormai incontrollabile, continuò la sua corsa per schiantarsi contro un ammasso di relitti. L’esplosione che ne seguì costrinse la Fiore della Morte a rallentare per evitare di impattare con alcuni relitti lanciati nella deflagrazione.
In quel momento Oliver Johns con la sua Spina nel Fianco uscì da uno degli ammassi di relitti portandosi in seconda posizione, proprio all’uscita dalla Nube di Metallo.
« Avanti il prossimo. » Park Hong-Seok ridacchiò mettendosi sulla scia della Spina nel Fianco.
« Fantastico! Oliver Johns è passato in seconda posizione! Ma il distacco con Sam Fuller è ancora ampio! Superata la Nube di Metallo ora non ci resta che vedere come si comporteranno nella seconda fase: il Poligono di Tiro! Sono stati approntati 6 satelliti artificiali armati con cannoni laser che spareranno tre raffiche ciascuno al passaggio delle navette! Restate incollati alla gara, ne vedremo delle belle! »
La Spina nel Fianco entrò nella zona chiamata il Poligono di Tiro seguito a poca distanza dalla Fiore della Morte di Park Hong-Seok. Il primo dei satelliti lanciò tre scariche di laser una dopo l’altra che Oliver Johns evitò senza problemi facendo anche in modo che fossero viste all’ultimo momento dal suo inseguitore. Park Hong-Seok non si fece colpire da mossa così banale, anzi riuscì ad avvicinarsi tanto da sfiorare la Spina nel Fianco di pochissimo. Riprovò poco dopo a speronare la navetta di Oliver ma dovette virare di colpo a destra per evitare altre tre scariche di laser.
La Spina nel Fianco poi rallentò improvvisamente e si affiancò alla Fiore della Morte, lasciando interdetto il suo pilota. Oliver provò a far sbattere la sua navetta contro il fianco di quella di Park Hong-Seok, il quale fece appello alla sua abilità da pilota per evitarlo. Una accanto all’altra, le navette procedettero superando un altro paio di satelliti laser evitandone le emissioni letali. Park Hong-Seok non riusciva a capire quale tattica fosse, e a soprattutto a quale esiti portasse.
Oliver dalla sua continuò a tenere impegnato il suo diretto rivale fino all’arrivo nelle vicinanze dell’ultimo satellite laser. Accelerò improvvisamente mettendosi davanti alla Fiore della Morte, in modo da bloccargli la vista del satellite.
« Non ha capito che non mi frega cos-... »
Oliver schivò i primi due colpi del satellite ma si lasciò colpire dal terzo. Park Hong-Seok vide il terzo colpo rifrangersi sulla parte grigia della Spina del Fianco e dirigersi verso la sua navetta. Fu l’ultima cosa che vide.
« Che gara signori, qui non si scherza mica! L’esordiente è rimasto l’ultimo a poter insidiare il campione in carica! Ce la farà? »

Sam Fuller rallentò per iniziare a girare attorno alla luna e dirigersi verso la base Ziyuan.
Oliver Johns invece accelerò ai limiti della velocità possibile considerata la resistenza strutturale della sua navetta. Arrivò a ridosso della luna ad una velocità tre volte superiore di quella in cui vi arrivò Sam Fuller. Non rallentò e si diresse in direzione opposta a quella intrapresa dal suo ultimo sfidante.
« Eccoci ormai agli ultimi momenti della terza edizione della Death Race in Space. Sam Fuller, detto Sheggia è primo e in questo istante è in vista della base Ziyuan, il punto d’arrivo. Oliver Johns è appena entrato nell’orbita della Luna ad una velocità mai vista prima. Potrà raggiungere il suo avversario? »
Oliver spense improvvisamente i motori e poi, una frazione di secondo dopo, sterzò la navetta di circa centottanta gradi.
« Incredibile! La Spina nel Fianco ha usato una manovra che nessuno aveva osato mai prima! Per raggiungere il suo sfidante non ha rallentato nell’avvicinamento alla luna ma ha proseguito passando accanto ad essa e virando di quasi centottanta gradi dopo aver spento il motore. Ora l’ha riacceso proprio in direzione della base d’arrivo! Questa gara sarà ricordata per molti anni ancora, quale che sia il risultato! »
Sam Fuller si accorse della manovra di Oliver tramite il suo radar capendo che ormai non avrebbe potuto raggiungere l’arrivo prima della Spina nel Fianco. Accelerò.
Accelerare troppo significava un ulteriore riscaldamento del motore che avrebbe sicuramente accorciato il tempo mancante all’esplosione della sua navetta.
« Merda…tre minuti ora. » Sam osservò la scritta lampeggiante sul monitor a lato dei comandi.
La Spina nel fianco ora era più vicino della Ghigno Nero alla base Ziyuan.
Improvvisamente un raggio laser venne sparato da qualche punto della luna e colpì la navetta di Oliver Johns uccidendone il pilota.
« Cosa succede? Signori siamo di fronte ad un gravissimo sabotaggio che invalida la…ci scusiamo per l’errore ma ci segnalano che sia stato solo un fenomeno naturale, non un colpo di laser. Purtroppo dobbiamo interrompere la cronaca della gara per un comunicato urgente, ma vi proporremo poi un registrazione dell'evento. Ora diamo la linea ad un importante comunicato del presidente della Luna e Primo Ministro della Terra. »
Sam Fuller si accorse della morte di Oliver quando vide che non stava facendo i canonici aggiustamenti di rotta. Capì che se avesse colpito la base a quella velocità sarebbe stata la morte anche per lui. Esplodendo contro la base avrebbe divelto l’hangar di ormeggio e danneggiato irrimediabilmente la base. Senza la sua navetta e un luogo dove trovare ossigeno non c'erano possibilità di sopravvivenza. Pensò in fretta a come risolvere il problema e l’unica soluzione era speronare la navetta per cambiarne la direzione. Questo comportava un problema: l’impossibilità di lanciarsi in tempo dalla Ghigno Nero. Ma se avesse trovato il modo di fare esplodere la sua navetta non appena si fosse avvicinata alla Spina nel Fianco…
« Trovato…vediamo se funziona. »
Virò la navetta in modo da prendere una direzione che la portasse ad impattare con la Spina nel Fianco. Sul monitor lampeggiavano due minuti.
« Ghigno Nero, spalanca i tuoi denti e ridi un ultima volta… » portò il motore al massimo e poi fece saltare la calotta di vetro sopra sua testa. Infine si eiettò via.
I piccoli motori della sedia di pilotaggio a cui ora era attaccato, frenarono parzialmente la spinta che lo lanciava fuori dall’orbita della luna.
La Ghigno Nero si avviò velocemente contro la Spina nel Fianco ma esplose troppo presto perché l’altra navetta ne venisse coinvolta. Fortunatamente l’onda d’urto deviò di quel tanto la Spina nel Fianco che si schianto in un punto dove l’unico danno che provocò fu aggiungere un altro cratere alla Luna.
Sam Fuller azionò al massimo i motori del sedile per evitare di perdersi nello spazio profondo, ma si spensero dopo pochi minuti di utilizzo.
« Chiaro…non potevano funzionare così a lungo… » sottolineò Sam a sé stesso mentre fluttuava lentamente lontano dalla luna.
Mentre osservava la base Ziyuan diventare sempre più piccola, si accorse si un piccolo oggetto che stava sfrecciando nella sua direzione. Fermò la sua corsa afferrandolo con la mano sinistra. Fortunatamente non lacerò la tuta. Era un piccolo cubo metallico con un luce lampeggiante rossa su una delle sue facce. Sam si chiese quale fosse il suono di quel lampeggiare e si rese conto che sarebbe potuto morire nel più totale silenzio. Già cominciavano a fischiargli dolorosamente le orecchie. Quando stava pensando a qualche stratagemma per riuscire a tornare sulla luna, vide due navi da guerra accostarsi a lui da due lati differenti.
« Sam Fuller, ti dichiariamo in arresto per ordine del Presidente della Luna e Primo ministro della Terra. Consegnaci il modulo P-3. » Una delle due navi si inserì nella radio del suo casco.
« Sam Fuller, il libero Governo Terrestre ti da asil…» Anche l’altra nave entro nella comunicazione.
Una delle due navi da guerra fece ciò per cui era costruita iniziando a sparare. L’altra non fu da meno.
Sam Fuller in mezzo ai due fuochi trovò la soluzione ai suoi problemi. Tirò fuori da un uno scompartimento nascosto del sedile una pistola laser. Si separò dalla sedia cercando di allontanarsi da essa il più possibile ma non troppo. Prese la mira e sparò al sistema di propulsione della sedia che esplose pochi istanti dopo. L’onda d’urto lo spinse verso la luna. Sam non seppe mai se fosse stato sufficiente per essere ricondotto in superficie poiché una delle due navi da guerra esplose scaraventandolo molto più velocemente verso la Luna. Guardò l’orologio della tua che stava lampeggiando furiosamente. Probabilmente qualche infinitesimale pezzo della nave aveva bucato la tuta.
« Due minuti d'ossigeno…»
Sam continuò a cadere verso la base d’arrivo.
« Un minuto…»
Lanciò la scatolina di metallo verso un piccolo cratere nelle vicinanze della base.
« Trentacinque secondi…»
Atterrò poco distante dalla base e iniziò subito a fare lunghi balzi per raggiungerla. Alcuni tecnici stavano monitorando la zona d’impatto della Spina nel Fianco e si accorsero della sua presenza. Sam non li vide neanche e si diresse spedito verso l’entrata dell’hangar.
« Sono Sam Fuller, chiedo il permesso di entrare…ho una gara da vincere! »
Entrò nell’hangar che era stato lasciato aperto, superò il punto di atterraggio della navetta e si infilò nel compartimento a chiusura stangna. Azionò la chiusura e si accasciò a terra.
« Atmosfera in ripristino…attendere…»
Sam aveva finito l’aria da almeno un minuto.
« Processo completato »
Sam Fuller si tolse rapidamente il casco e prese a respirare avidamente.
« Sam, sei il tre volte campione della Death Race in Space. » si disse compiaciuto.



Luca Mussoni, laureando al Dams Cinema di Bologna e appassionato
di fumetti e letteratura di genere. Saltuariamente lavora come
montatore e operatore di ripresa per una piccola azienda di Bologna.

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